Piacere – 3 ottobre 2015

IL PIACERE, prima meditazione del ciclo I POTERI DELLA PASSIONE.

Il piacere, per Socrate, si identifica con la virtù. Presupposto di essa è la conoscenza del bene, che quindi è necessaria al piacere.

Ma come posso raggiungere la conoscenza del bene secondo Socrate?

Nosce te ipsum” “conosci te stesso”, solo se saremo in grado di conoscere noi stessi potremmo conoscere che cosa è il bene e il male per noi. E quindi solo grazie a questa conoscenza potremmo vivere il bene e il piacere.

Un totale coinvolgimento con ciò che si sta facendo è la condizione essenziale del piacere” (Lowen, 1970) e ciò avviene in quanto  “quando ci si identifica con un’attività, si ottiene una riuscita libera e spontanea.  Il piacere è il fluire di questa riuscita” .

Secondo Lowen (1970), quindi, un individuo sperimenta piacere quando i movimenti del suo corpo fluiscono liberamente, ritmicamente ed in armonia con l’ambiente: per poter provare piacere occorre quindi lasciare che il corpo reagisca in maniera libera.

Il piacere ci fa sentire vivi nel “Qui e Ora” : è la possibilità di vivere pienamente nel corpo e nella mente, nel respiro e nel sentire.

Secondo Goleman, creatività e piacere si trovano in un rapporto di reciproca connessione. Nei momenti infatti in cui la creatività è al massimo, gli individui possono sperimentare quello che è stato definito “il momento bianco”: uno stato in cui tutto sembra funzionare al meglio, le abilità della persona sono a tal punto adattate al compito che l’esecutore sembra fondersi con esso; ciò che la persona allora è armonia, assenza di sforzo e coerenza.

Gli psicologi si riferiscono al momento bianco denominandolo “flusso” ed è proprio in questo stato che le persone “funzionano” al massimo: in base a diversi studi neurologici condotti su individui in “stato di flusso”, è stato rilevato che, in tale condizione, il cervello consuma meno energia rispetto a quando si trova a cercare di risolvere un problema, combattendolo. (Goleman, Ray e Kaufman, 1992)

Creatività e piacere affondano le loro radici nell’infanzia e chiunque, anche da adulto, può entrare in contatto con il proprio spirito creativo, estendendo il campo del piacere.
Da bambini tutti abbiamo sperimentato il prepotente desiderio di qualcosa. Il bambino dice: “Io voglio” ed è il piacere ad orientarlo.

Quindi il piacere è una forza vitale e creativa che abbiamo perso diventando adulti, per difenderci dal dolore. Nel corso dell’infanzia infatti i bambini possono vedere i genitori non solo come fonte di piacere, ma anche come possibilità di dolore e questa situazione provoca un profondo stato di ansia. L’ansia determina la necessità di utilizzare dinamiche e difese per sopravvivere, per andare oltre a quell’ansia, ma queste dinamiche e difese diminuiscono anche la vita e la vitalità dell’organismo.

Crescendo quindi ci muoviamo nel mondo con queste idee, schemi e aspettative e spesso abbiamo notevoli difficoltà ad integrare il piacere con gli obbiettivi falsati che ci diamo.
Per raggiungere il piacere, il nostro bene, è necessario far tacere la voce interiore di autocritica che inibisce la realizzazione delle idee prima che siano state messe in pratica.

Nella terapia della Gestalt (indirizzo della psicologia moderna sorto agli inizi del XX sec) si parla di una sorta di fede organismica: la fiducia che i nostri desideri naturali sono buoni, malgrado l’educazione ci abbia insegnato a diffidare di loro come se fossero perversioni. La Gestalt è pervasa da un credo: non solo la ragione, ma anche il piacere è un indicatore valido per il comportamento umano. Come la pianta che si orienta verso il sole, l’organismo si orienta per le sue necessità e il piacere è l’indicatore della direzione più propizia. Ed è fondamentale il qui e ora che ci permette di entrare a contatto con noi stessi e con il nostro corpo, che ci permette di percepire fino in fondo se siamo nel piacere o nel controllo. Secoli di cultura cristiana hanno distorto il concetto di piacere, ma in realtà il piacere vissuto nel profondo contatto con noi stessi è positivo e fondamentale per la nostra creatività e capacità di comprendere la nostra direzione nella vita e di scegliere la direzione.

Anna Ravenna (Direttrice didattica e supervisore-didatta Istituto Gestalt Firenze) riconoscendo l’inclinazione naturale degli esseri viventi alla ricerca del piacere, afferma che il piacere è fortemente connesso al tema della scelta: per poter viverne l’esperienza occorre essere attivi, muovendosi nel mondo alla ricerca di qualcosa che possa soddisfarci.

Trovando e riconoscendo la propria scala  di piaceri, si può avere la possibilità di scegliere quelli che maggiormente si desiderano, nella consapevolezza che alcuni saranno soddisfatti ed altri no e  che, ciò che reca piacere in un momento, può cambiare il momento seguente.

Anche nella relazione affettiva il piacere è un mezzo e un indicatore della bontà della relazione stessa. Due persone, vivendo una relazione, affidano l’uno all’altro il proprio benessere fisico ed emotivo, compiendo così un atto di fiducia e dimostrando di accettare la propria e l’altrui vulnerabilità; si impegnano inoltre nella reciproca soddisfazione del bisogno di migliorare come individui attraverso il clima di piacere che riescono a vivere stando insieme. Una relazione ha un senso se ognuno permette all’altro di migliorare, attraverso uno scambio qualitativamente appagante, attraverso un piacere reciproco a condividere quella strada o quel pezzo di strada.

E ora domandatevi in cuor vostro: ‘Come distingueremo ciò che è buono da ciò che è male nel piacere?’ Andate nei campi e nei vostri giardini, e vedrete che il piacere dell’ape è raccogliere miele dal fiore. Ma è anche piacere del fiore concedere all’ape il suo miele. Perché un fiore per l’ape è la fonte di vita. E un’ape per il fiore è un messaggero d’Amore. E per entrambi, per l’ape e per il fiore, darsi e ricevere piacere è insieme ebbrezza e bisogno.”

Khalil Gibran