La relazione di coppia – 24 gennaio 2015

La relazione di coppia….un tema ampio e complesso, un tema coinvolgente. Si entra nella relazione di coppia inizialmente per forti impulsi emotivi legati ad una legge di attrazione non scritta ma potente: l’altro spesso ci attira, in maniera inconscia, perchè ci ricorda nostro padre o nostra madre, o meglio l’immagine che di loro abbiamo introiettato nell’inconscio: siamo attratti cioè dagli oggetti d’amore del passato che non possiamo più avere e dal desiderio inconscio che il partner ideale ci permetta di godere ancora ciò che ci hanno dato.

Nella prima fase della relazione di coppia, l’innamoramento, crediamo di di amare qualcuno, ma in realtà amiamo solo noi stessi e il sentimento che stiamo provando in quel momento. Ci sentiamo pieni per ciò che proviamo, per le sensazioni che ci pervadono e l’altro è solo il motore di tutto questo, ma ancora non l’abbiamo veramente visto. Successivamente, passata questa onda emotiva, possiamo iniziare a conoscere veramente il nostro partner e a verificare se quello che proviamo è amore o solo un sentimento passeggero. Capita però che la molla principale che ci convince a rimanere nella coppia sia il bisogno dell’altro e non il desiderio di condividere amore.

Osho afferma che l’amore può avere tre dimensioni. Una è la dipendenza, nella quale vive la maggioranza della gente. La moglie dipende dal marito, il marito dipende dalla moglie: si sfruttano e si dominano a vicenda, si possiedono a vicenda e riducono l’altro ad una merce. Questo è ciò che accade nel mondo nel 99% dei casi, ecco perché l’amore, che dovrebbe aprire le porte del paradiso, apre soltanto le porte dell’inferno. La seconda è l’indipendenza, questo accade una volta ogni tanto. Ma anche questa possibilità porta infelicità, perché il conflitto è costante. Nessun accordo è possibile: entrambi sono assolutamente indipendenti e nessuno dei due è pronto a scendere a compromessi.  Essi danno libertà all’altro, ma essa è più simile all’indifferenza che alla libertà. Entrambi vivono nei propri spazi e il loro rapporto sembra solo superficiale, entrambi hanno paura di penetrare la profondità dell’altro, perché entrambi sono più attaccati alla propria libertà che non all’amore. La terza possibilità è l’interdipendenza. Accade tra due persone né dipendenti, né indipendenti – ma in profonda sincronia tra loro, come se respirassero uno per l’altra, un’anima in due corpi: ogni volta che accade, accade l’amore. Solo in questo caso è amore. Negli altri due casi non è vero amore: sono solo degli accordi – sociali o psicologici o biologici – ma solo accordi. Nel terzo caso l’amore ha qualcosa di spirituale. Accade assai raramente, ma ogni volta che accade una parte di paradiso cade sulla terra.”

L’amore quindi deve nascere da un profondo desiderio di condivisione, non di bisogno ansiogeno dell’altro. E’ fondamentale per amare veramente, avere conosciuto la solitudine ed essere stati capaci di viverla bene. Vivere la solitudine come possibilità per essere costantemente a contatto con noi stessi, come occasione per comprendere cosa è “buono” per noi, quale è la strada della nostra anima sulla terra. Nessuno nasce per fare felice un altro, o per vivere la vita dell’altro. Prima dobbiamo imparare ad essere responsabili della nostra felicità e poi potremo condividere questa felicità, questa pienezza con l’altro.

Come afferma Osho: L’amore è amore solo quando è consapevole. Ma quante sono le persone consapevoli? Ognuno ha ciò che si merita, ricorda, mai niente di più niente di meno. Ognuno ottiene esattamente ciò che si merita. L’esistenza è incredibilmente giusta ed equilibrata. Quindi se non riesci a trovare una compagna, cercarla forsennatamente non servirà. Piuttosto cerca dentro di te. C’è qualcosa che manca in te. Ti mancano le qualità d’amore, per amare. Magari non sei tenero, non sei sensibile, non sei consapevole. E non sai come dare senza ottenere qualcosa in cambio. Il tuo amore è una richiesta, una pretesa, pone delle condizioni. È una specie di sfruttamento. Vuoi usare l’altra persona…Ogni essere ha una finalità in se stesso. Non usare mai una donna, non usare mai un uomo, non usare mai nessuno. Nessuno è uno strumento per soddisfare i tuoi desideri. Porta rispetto.

L’amore è una condivisione, non usare l’altro, non è cercare di ottenere qualcosa dall’altro. Al contrario, è dare con tutto il cuore, senza alcuna ragione, solo per la gioia di dare. E un giorno inaspettatamente troverai qualcuno con cui la tua energia sarà in armonia, in accordo.

Ed è una bellissima esperienza trovare almeno una persona con cui si è in accordo. Hai bisogno di entrare in sintonia con l’anima, con l’essere interiore, con l’interiorità dell’uomo o della donna”.

Nella coppia spesso perdiamo di vista il concetto di condivisione e, inconsciamente, lo sostituiamo con l’aspettativa: mi aspettavo che tu capissi, mi aspettavo che tu vedessi il mio bisogno, mi aspettavo che tu comprendessi il mio comportamento…. Ci aspettiamo che l’altro superi la barriera del nostro silenzio e riesca ad interpretarlo, venendo incontro ai nostri bisogni. In fondo è quello che abbiamo desiderato da piccoli: attenzione e comprensione da parte dei nostri genitori. L’amore nella coppia richiede altro: richiede comunicazione ed empatia, richiede reciprocità, richiede la capacità di conservare un io e un tu, che si incontrano in un noi, dove scambiare “cose buone” per entrambi. E’ fondamentale ricordare sempre che per vivere una relazione d’amore soddisfacente e piena dobbiamo vivere in modo soddisfacente e pieno la relazione con noi stessi. Solo allora saremo pronti per condividere tutta la pienezza accumulata con l’altro, ma se al contrario cerchiamo questa pienezza nell’altro per poterla “travasare dentro di noi” trasformeremo la relazione in una dipendenza e soffocheremo l’amore.

Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.

Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.

Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.

E siate uniti, ma non troppo vicini; le colonne del tempio si ergono distanti,
e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.”

Kahlil Gibran